e i simboli massonici padovani Già vi sento ridacchiare increduli, ma alla fine di questo capitolo vi avrò convinti che Padova è stata -e forse è ancora un punto nevralgico per la massoneria. Tanto per cominciare se eri ricco a Padova nell 'Ottocento era un must avere un giardino progettato dal celebre architetto veneziano Giuseppe Jappelli e be', Jappelli era notoriamente un massone. Tiè. Con i suoi giardini Jappelli ha infestato -nel senso buono, ci mancherebbe Padova e provincia. Suo è il giardino, di cui oggi poco rimane, della seicentesca villa Salom Michieli ad Albignasego, quello di villa Polcastro Wollemborg Gomiero a Loreggia, quello di villa Trieste de Benedetti a Piazzola sul Brenta, così come quelli di villa Papafava a Rovolon e di villa Cittadella Vigodarzere, ora Valmarana, a Saonara. Il giardino di Vigodarzere fu la sua prima committenza massonica e il risultato non fu niènte male. Tanto per cominciare, sui diciassette ettari di terreno pianeggiante il veneziano creò una collina boscosa e un ampio lago, disseminando l'area di finte rovine e statue a soggetto mitologico. Poi ci mise pure la cappella dei templari, in stile neogotico, all 'interno della quale realizzò un finto sepolcreto con tombe costruite con elementi provenienti dalla medievale chiesa di Sant'Agostino -ai Padova. Dalla parete in fondo si accede alla Camera del Giudizio, un vano a pianta circolare e volta a cupola dal quale partiva il percorso ipogeo che conduceva alla grande grotta, dominata un tempo dalla gigantesca e inquietante statua androgina di Bafometto. Sì, avete capito bene: Bafometto! Finalmente un nome simpatico. Comunque, in quest'opera Jappelli evoca la vicenda della soppressione dei templari, violentemente perseguitati a partire dal 1307 a seguito di una serie di accuse infamanti, tra le quali anche l'eresia e l'idolatria, lanciate dal re di Francia Filippo il Bello, ansioso di impossessarsi delle ricchezze dei cavalieri rossocrociati. Fu molto probabilmente nel corso dei crudeli processi che qualcuno pronunciò il nome di questa misteriosa divinità, il cui culto fu forse un'invenzione, forse la storpiatura di un nome pronunciato durante i feroci interrogatori. Se siete stati attenti potre.ste avere una domanda più che lecita: che ci azzeccano i templari con i massoni? Secondo la tradizione, le logge che tuttora esistono sarebbero le dirette eredi dell'ordine soppresso ufficialmente nel 131·2, ma mai veramente scomparso. Potrebbe trattarsi solo di una fantasiosa leggenda, ma se così non fosse forse la grotta di Bafometto ospitava le misteriose cerimonie della loggia di cui Jappelli faceva parte.
Tra tutti i giardini jappelliani di cui Padova e provincia sono costellate, quello di Palazzo Giacomini Romiati è il più segreto e misterioso. Nascosto dietro la facciata di via del Santo 51, fu commissionato al celebre architetto nel 1839 dal medico e professore Giacomo Andrea Giacomini. Dovete sapere che i due non erano solo amici, ma condividevano l'affiliazione alla massoneria. Come potrete immaginare, quindi, nemmeno qui Jappelli si risparmiò in quanto a simboli e messaggi iniziatici: un percorso volutamente e simbolicamente impervio porta all'ingresso di una torre, metafora dell'ascesa verso la conoscenza. Un tempo i suoi tre piani erano dipinti di nero, azzurro e giallo, i colori dei tre gradi gerarchici della massoneria. Man mano che si sale il numero di finestre aumenta, fino alle quattordici deli'ultimo piano, un percorso simbolo deli'ascesa dal buio alla ruce della conoscenza. Questo giardino, massoneria a parte, è davvero incantevole, con la sua scenografia di alberi secolari come il faggio pendulo, l'albero di Giuda e il grande agrifoglio cinese, tra i primi a essere stati introdotti in Europa. Ma la vera opera d'arte di Jappelli è il Caffè Pedrocchi, uno dei più importanti templi massonici d'Italia, con la sua scalinata iniziatica che porta al percorso -anch'esso iniziatico -delle sale al Piano Nobile, con le maniglie a forma di serpente che si morde la coda a simboleggiare l'uguaglianza e la necessaria interdipendenza fra i sessi, e ancora, con la sala ottagonale (il numero 8 è caro ai massoni, in quanto simbolo di rinascita spirituale). Un'altra figura massonica è strettamente legata al Caffè Pedrocchi: quella di Giovanni Battista Belzoni. È ai tempi della fuga giovanile in Inghilterra che viene ricondotta l'affiliazione di Belzoni"alle logge massoniche, in cui ottenne l'alto grado di "cavaliere templare", benché allora sbarcasse il lunario al circo come "Sansone Patagonico" -era alto circa due metri -portandosi sulle spalle piramidi umane di ben dieci persone. Belzoni mise in relazione la massoneria e l'antico Egitto e parlò di pensiero piramidale, influenzando quasi certamente Jappelli nella costruzione di questo tempio. Sempre a proposito di luoghi massonici, c'è l'orto botanico, che risale al 1545, con la sua pianta, formata da un quadrato iscritto in un cerchio, che rappresenta l'unione del cielo con la terra. La sua struttura è formata da quattro quadrati, ognuno diviso in otto triangoli isosceli. Il numero 8, ancora. Non stiamo dimenticando nulla? Non può mancare Prato della Valle, suvvia! Questo ha una struttura molto particolare, con la suggestiva Isola Memmia che si staglia al centro, a cui si accede attraverso quattro ponti. Lungo il canale che la costeggia sono posizionati diversi personaggi illustri legati a Padova, tra cui si distinguono alcune personalità legate all'esoterismo che si alternano a diversi richiami iniziatici, come ad esempio gli obelischi, che rappresentano l'ABC della simbologia massonica. Convinti?
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tratto da "Misteri e storie insolite di Padova" -Newton Comption editori |